Bicchieri di vino Tenuta Polvaro

Incontro con l’enologo Gianni Menotti

Gianni Menotti non è solo l’enologo di Tenuta Polvaro, per noi è “l’Enologo”. La nostra collaborazione inizia sul finire del 2019 e, immediatamente, ci ritroviamo nel suo ambizioso progetto di ottenere vini di grande qualità legati alla nostra produzione. Figlio d’arte e con una solida esperienza maturata presso importanti aziende vitivinicole italiane e internazionali, il dott. Menotti ha ottenuto negli anni premi prestigiosi. Titoli legati non esclusivamente alla sua professione, ma anche riconoscimenti per la produzione di grandi vini. È proprio il caso di dire che “la sua fama lo precede”.

Lo incontriamo alla vigilia del Vinitaly Special Edition, dove parteciperemo, per fare una chiacchierata sui vini Tenuta Polvaro. Riconosciamo che confrontarsi con Gianni Menotti, anche solo nei corridoi dell’azienda o davanti a un caffè, è sempre un’occasione per imparare.

B: Tenuta Polvaro, dal suo punto di vista.

G: È un territorio che conoscevo già dai miei lavori pregressi e sono convinto che quest’area, che ha fondamentalmente una matrice di terreno molto argillosa e profonda, può dare grandissimi risultati. Ne è prova anche il primo approccio che ho avuto qui quest’anno. Non appena abbiamo differenziato le varietà abbiamo visto immediatamente il potenziale di questa zona. Con ottimi risultati.

C: Abbiamo spesso parlato del Merlot come un progetto molto importante per la tenuta. Raccontiamo qualche insight ai nostri lettori.

G: Adoro il Merlot da più di trent’anni. È stato uno dei miei primi obiettivi fin da quando ero in Friuli, dove sono nato enologicamente. E proprio con il Merlot ho ottenuto visibilità, perché è stato uno dei vini più premiati nel tempo tra i rossi friulani, non solo a livello italiano, ma anche internazionale.

“Non esistono momenti particolari, ma, di fatto, la vendemmia risulta sempre quello più importante in assoluto. La vendemmia è ciò che definisco il parto del vino.”

E quindi provengo da uno studio su un vitigno che conosco bene: tanti anni di prove si trasformano in un bagaglio importante. Quest’anno abbiamo già cercato di ridurre la produzione perché sappiamo che solo con la sua  diminuzione si possono raggiungere certi risultati. Non è ancora stato fatto il lavoro estremo che vorrei, perché è chiaro che in un anno non è possibile ridurre di sei volte la produzione della pianta, ma questo è l’obiettivo su cui sto e stiamo lavorando. Da poco abbiamo cominciato ad assaggiare i primi vagiti di questo nuovo Merlot e devo dire che ci sono buoni presupposti.

C: Nel territorio di Tenuta Polvaro, il Lison Classico è di casa. Come procede la produzione e soprattutto quando dovrebbe arrivare al consumatore finale.

G: Questa è un’area molto interessante, tant’è che la storia di questo territorio (il Lison Pramaggiore) è strettamente legata alla produzione proprio del Lison Classico, già noto come Tocai. Pertanto non è così difficile pensare che possa diventare un vitigno di riferimento anche per Tenuta Polvaro.

Proprio oggi ho assaggiato il primo Tocai in purezza creato quest’anno, mentre precedentemente veniva miscelato. Mi piace molto perché ha delle caratteristiche legate al passato, ma in una versione moderna. Quindi troviamo ancora la desinenza del Tocai e ora vediamo se, facendolo fermentare con tecnologie più raffinate, possa dare veramente grandi risultati. Ma questo lo sapremo più avanti, ora è troppo presto.

Dovrà passare l’inverno e andranno fatte le opportune verifiche. Per me l’ideale sarebbe presentarlo sul mercato intorno a maggio/giugno del prossimo anno.

B: Come definirebbe il suo rapporto con il vino?

G: Senza vino, senza il mio lavoro sarei monco. Mi mancherebbe una parte di me stesso. La mia vita è questa da sempre, amo stare in mezzo alla natura, cercare di capirla in modo da poter ricevere il massimo del suo potenziale. È passione. È vita! Non sono frasi fatte.

B: Quale momento del suo lavoro ama di più?

G: Non esistono momenti particolari, ma, di fatto, la vendemmia risulta sempre quello più importante in assoluto. La vendemmia è ciò che definisco il parto del vino. Ogni anno corrisponde a un nuovo parto e ogni anno bisogna capire quello che la natura ha dato e qual è il suo potenziale. È quello il momento di sapere se la raccolta verrà fatta in due giorni o più, in virtù della propria esperienza, delle potenzialità del territorio, delle caratteristiche dell’uva assaggiata e analizzata. La vendemmia è quel momento in cui il grappolo staccato rivela un insieme di elementi che possono regalare un grande risultato.

C: Quanto crede sia importante, per un enologo, maturare anche esperienze agronomiche? Quanto si compensano le due realtà?

G: La mia grossa fortuna è di essere anche agronomo. Nasco tale e, solo successivamente, sono diventato enologo. Negli ultimi tempi l’enologo è diventato un po’ agronomo, e questa è una cosa molto importante. Sono due professionalità che si completano a vicenda.

B: Riconoscimenti ricevuti nella sua carriera che per lei hanno un significato speciale.

G: Due premi importanti, per Gambero rosso-Slowfood nel 2006 e Bibenda nel 2012 sono stato eletto miglior enologo dell’anno. Nel 2002 il mio Grafin De La Tour è stato giudicato il miglior vino bianco d’italia. E anche lo scorso anno il Nexus 2020 ha conquistato il titolo di miglior vino bianco d’Italia. 

B: Dalla sua esperienza, guardando alla nostra Italia, quali sono le differenze territoriali legate alla produzione nelle varie regioni?

G: Lavoro principalmente nel nord est, ma anche in Sardegna e Basilicata. Sono vini molto diversi, così come le condizioni climatiche e ogni regione ha le sue peculiarità. Per questo motivo amo il Vermentino che creo in Sardegna, perché quella è la sua zona. Un vino che apprezzo per la sua completezza, perché spazia dalla grande struttura, all’olfatto e alla durata nel tempo.

C: A proposito di vini, quali vini di Tenuta Polvaro consiglierebbe a chi ci legge?

G: Sarò breve: il Cabernet Sauvignon, il Polvaro Nero e lo Chardonnay D.O.C. sono sicuramente da provare.

B: Per concludere dott. Menotti, in poche battute un punto su quest’ultimo anno di lavoro insieme

G: La natura è fatta di tempi che bisogna rispettare. Anche i progetti richiedono del tempo per poter avere successo. Quest’anno abbiamo compiuto un primo passo, molto importante, che segnerà un percorso di maggior caratterizzazione per Tenuta Polvaro. Vini diversi, ma legati da un unico fil-rouge fatto di identità ed eleganza, sono già in cantina in attesa di essere testati. Ci vuole pazienza e determinazione, ma sono certo, anzi ne ho la prova, che questi sforzi verranno ripagati.

C: Grazie per il suo tempo dott. Menotti

G: Grazie a voi!

Barbara De Zan e Caterina De Zan
Leggi anche